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La Bustina della Serva: che l’educazione civica riparta da certi parlamentari, per dire…

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di CiCiErre #LabustinadellaServa twitter@gaiaitaliacom #Sociale

 

Sta per terminare uno dei ponti più lunghi dell’anno. Pasqua, 25 aprile e 1 maggio nei giorni della settimana giusti hanno consentito agli italiani una vacanza un po’ più lunga del solito.
Tuttavia, ci sono ponti che per quanto meritati non sono legittimi, ci sono ferie che per quanto desiderate possono aspettare. Ci sono mestieri che non sanno cosa sia Natale, Capodanno o Pasqua, lavori che durano tutta la notte e si concentrano nelle feste e non si tratta solo di coloro che svolgono la funzione nobile di salvaguardare la pubblica salute e sicurezza. Semplicemente, si potrebbero analizzare le facce stanche degli addetti/e alle vendite nei negozi, dei turnisti, dei farmacisti, di chi pedalando ci consegna una pizza a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Ho sempre avuto molta stima nei confronti di questi lavoratori, gli stessi che il primo 1 maggio, invece di festeggiare, erano a timbrare il cartellino o più semplicemente a portare a termine il loro impegno nei confronti del proprio lavoro o della società, elevando alla massima potenza il significato di questa festa. E nella più ampia vastità di mestieri, c’è ne sono alcuni, che sono nobili per natura che svolgono funzioni preziose per noi e per la comunità, questi sono i primi a non conoscere festività.

Le sirene delle squadre volanti non smettono di suonare perché è primavera, non interrompono il servizio perché è festa; le sale operatorie non chiudono perché il sole è caldo. Questi lavoratori qui hanno sposato una missione, la più nobile di tutti: perché riguarda anche noi.

E poi esiste un’altra categoria di lavoratori, quelli eletti, quelli che non hanno fatto colloqui ma campagna elettorale, quelli che (sui libri) avrebbero il compito più alto di tutti, che magari, per proteggersi hanno anche le auto blu, quelli che ci dovrebbero rappresentare e dovrebbero rappresentare tutti i lavoratori sopracitati.

Tuttavia lunedì 29 aprile alla Camera dei Deputati erano presenti solo 19 deputati su 630.
E non era un lunedì qualunque: era la seduta dedicata alla votazione per la commissione di inchiesta per la scomparsa di Giulio Regeni. Non era solo lunedì, non era solo un ponte, non era solo un’assenza: era molto di più e parte da quel senso di responsabilità che non conosce ponti festivi, dall’impegno di un ruolo che richiede dedizione e presenza. Non dall’irresponsabilità del non esserci. L’aula era vuota ed il vuoto è l’unica cosa che rimane, perché non conta se la discussione prefissata per quel giorno fosse solo di carattere generale. Contava esserci. Contava per una famiglia che attende risposte, contava per chi ti ha dato mandato e per chi rappresenti e semplicemente per essere coerenti con il primo articolo della nostra Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.

E questo ritorno dell’educazione civica nelle scuole, allo scopo di imprimere l’importanza di essere cittadini di uno Stato, di essere portatori di diritti, ma anche destinatari di obblighi e del carico di diritti, non dovrebbe essere isolato alle scuole primarie, ma dovrebbe partire proprio da lì dove l’assenza fa così tanto rumore. Solo l’impegno personale che si sforza di portare avanti il proprio compito è in grado di acquisire credibilità e di conseguenza rispetto, il resto rimane campagna elettorale, vuota come quell’aula. E come le parole vuote di chi fa propaganda vuota ad ogni respiro.

 

 




 

 

(5 maggio 2019)

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