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La Cassazione: l’Italia non può negare lo status di rifugiato a chi si dichiara omosessuale

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di Paolo M. Minciotti #LGBTI twitter@gaiaitaliacom #Cassazione

 

La Cassazione si è pronunciata sull’annosa questione del diritto d’asilo alle persone omosessuali con un pronunciamento che non dovrebbe lasciare spazio a dubbi e che era chiarissimo già dalle leggi dell’Unione Europea, ma se anche le testate LGBTI non si chiedono nemmeno se sia il caso o meno di scrivere nome e cognome del richiedente asilo per omosessualità – perché in pericolo di vita – allora qualcosa non va.

Al richiedente asilo della Costa d’Avorio era stato rifiutato lo status di rifugiato a causa della sua omosessualità perché il paese africano, secondo i giudici di Crotone, non ha specifiche leggi che condannano l’omosessualità, la popolazione non ci va tanto per il sottile con le persone omosessuali, nel silenzio – connivenza? – delle autorità che non muovono un dito e fingono, nei casi frequenti di omicidi di persone omosessuali, di fare indagini per poi non concluderle perché spesso gli omicidi avvengono all’interno delle famiglie attraverso l’allegra pratica dell’avvelenamento del cibo.

Così la Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso di un cittadino gay originario della Costa d’Avorio, perseguitato in patria dalla famiglia proprio per il suo orientamento sessuale, ha chiesto che venga concesso il permesso di rifugiato quando le persone si dichiarano omosessuali. L’uomo, sposato e padre di due figli, ha visto uccidere il compagno con il quale aveva una relazione (gli amici del sito Queerblog usa l’espressione “si era invaghito di un altro uomo”… per favore…) da suo padre, un Imam, ed era quindi fuggito per evitare di fare la stessa fine scontrandosi con il gran rifiuto dei giudici di Crotone e la presa di posizione della Cassazione.

A beneficio della memoria ricordiamo i violentissimi attacchi della popolazione costivoriana all’associazione LGBT Alternative Cote d’Ivoire, i cui colpevoli non sono mai stati puniti né arrestati; il giovane 24enne ammazzato a calci e pugni da gruppi di adolescenti e preadolescenti perché omosessuale; il pestaggio ai danni del giovane omosessuale che si è schierato, con un discorso pubblico, contro l’autore della strage di Orlando e le scorribande di giovinastri armati di machete che mettono in pericolo proprio chi è anche lontanamente sospettato di omosessualità. Cito con pudore l’omicidio del mio amico Jean-Baptiste (il nome è fittizio, evidentemente) avvelenato dalla sua famiglia nella sua casa nei dintorni di Abidjian perché gay. Chiudo con le note, e mai punite, pressioni delle ultradestre evangeliche americane su governi e popolazioni africane per discriminare le persone omosessuali.

La sentenza della Cassazione costringerà le autorità italiane, quando avranno tempo naturalmente, perché la propaganda via social porta via un sacco di tempo, a rivedere leggi e regolamenti per concedere i permessi di rifugiato a coloro che si dichiarano omosessuali.

 

 




 

 

(24 aprile 2019)

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