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La puntualità del proiettile

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di Daniele Santi #Politica twitter@gaiaitaliacom #Elezioni2019

 

L’aspettavamo, il proiettile pre-elezioni; l’aspettavamo perché nella storia d’Italia anche il proiettile o l’attentatuccio di poco conto ad un sede di partito o ad una proprietà del candidato di turno, alla vigilia di elezioni, ci stanno. Ci stanno, non perché benvenuti, ma perché questo paese è fatto così. E ferma restando la solidarietà che si deve ad ogni essere umano, soprattutto quando ci si spaccia per democratici, o lo si è sul serio – come noi, purtroppo il proiettile non stupisce più. E nemmeno indigna. Te lo aspetti e non saprai mai, come tutte le altre volte, da dove è arrivato..

Così che lo stupore per il proiettile pre-elezioni che arriva diritto dove deve arrivare, senza colpo ferire per fortuna, senza danni fisici né morali grazie al suo dio, senza che nessuno lo spari e senza che nessuno possa dire che non è arrivato, perché è sempre la parola di qualcuno contro quella di qualcun altro, non è nemmeno uno stupore. Siamo abituati a ben altro. Addirittura a saracinesche che saltano in aria con ordigni rudimentali che fanno chiasso ma provocano pochi danni, ai danni di catene di supermercati. Ai tempi era la Standa da poco passata in mani berlusconiane. E se la memoria non ci è fallace fu la sede di Modena ad essere colpita. Ma erano altri tempi e tutta un’altra classe e il proiettile – guarda un po’ due in poco tempo ed a componenti della stessa compagine governativa e a pochi giorni dalle Europee e dalle Comunali, quasi ci sia un disegno destabilizzatore ordito ai danni dei soliti noti – non era così di moda. O per lo meno, lo era ma te lo piazzavano direttamente dove dovevano. O volevano.

E non auguriamo questo a nessuno. Nulla di simile dovrebbe accadere. Mai.

Così che l’obbiettivo del proiettile che non sarebbe arrivato al destinatario, perché intercettato prima grazie all’arguzia [sic] dello sconosciuto mittente – nessun mittente, nessun timbro postale, viene da chiedersi come ci è entrato al centro di smistamento, ma è un altro mistero italiano – è così palesemente chiaro da permetterci di insinuare che, grazie all’obbiettivo che non è stato per fortuna raggiunto, si è raggiunto un altro obbiettivo: lanciare da sì auguste labbra un messaggio di disprezzo verso gli sconosciuti autori della vile minaccia e di vicinanza e fiducia verso la gente perbene. E’ persino tutto un po’ commovente.

Quasi come i due miliardi di euro al mese che costituiscono la crescita, decine di milioni in più decine di milioni in meno, del debito pubblico italiano. E in mezzo a tutto questo noi dovremmo dare retta a mattacchioni che fanno trovare, persino troppo palesemente, proiettili in un centro di smistamento postale.

Verrebbe quasi voglia di pensar male, ma le persone perbene non lo fanno mai.

 

 





 

(21 maggio 2019)

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