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Il discorso di Virginio Merola in occasione del 25 aprile

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di Redazione #Bologna twitter@bolognanewsgaia #25aprile

 

 

Una nota stampa del Comune di Bologna ci ha trasmesso il discorso pronunciato dal Sindaco Virginio Merola in piazza del Nettuno nell’ambito delle celebrazioni per la festa del 25 aprile che pubblichiamo integralmente di seguito, così come lo abbiamo ricevuto.

Benvenuti e ben ritrovati in questa piazza nel 74° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Oggi è un giorno di festa!
Benvenuti e grazie, perché chi, come voi, decide di prendere parte a questa celebrazione nel ricordo delle donne e degli uomini che hanno lottato e dato la loro vita per la nostra libertà, è di sicuro animato dal valore della pace, della fratellanza e della giustizia sociale.
E bentrovati perché in questa giornata ritroviamo insieme il senso di una comunità consapevole che la memoria ha bisogno di essere coltivata e tramandata.

I valori universali della democrazia non sono conquiste date una volta per sempre ma hanno bisogno di essere curati e praticati, hanno bisogno di un esercizio responsabile della libertà da parte di ognuno.
Ciascuno di noi ma in particolare i giovani possono essere il ponte tra passato e futuro; tra una tradizione di valori umani, di diritti civili e sociali e l’ideale di una nuova cittadinanza europea, la sola capace di dare risposte certe e progressive al cambiamento climatico, al governo dell’immigrazione e dell’integrazione, a più forti diritti sociali fondati sulla dignità del lavoro, a una generale e rinnovata istruzione e formazione come risorsa fondamentale per costruire un futuro di buona e piena occupazione.

Essere qui, celebrare il 25 aprile significa riconoscere che la nostra storia comune di italiani la dobbiamo alla libertà e alla democrazia che ci ha dato la lotta di Liberazione e la Resistenza.
Possiamo raccontarci delle storie ma la verità storica esiste anche se ostacolata da usi di parte e anche se negata da revisionismi e denigrazioni.
Lo studio della storia non è un elenco di date e curiosità ma è formazione della coscienza critica e della complessità delle vicende umane.
Che errore perciò relegare la storia al minimo di ore di insegnamento a scuola e che sciocchezza togliere la storia come materia d’esame al tema di maturità.

E così non è strano che un ministro in carica possa farsi pubblicità provando a ridimensionare il significato della Resistenza a contesa di parte non più attuale. Abbiamo un ministro dell’Interno che  invece di unire, divide, offrendo una polemica e un nemico ogni volta e ogni giorno, soffiando rancore sulle legittime preoccupazioni e paure di tanti cittadini.
Un ministro dell’Interno dovrebbe darsi da fare per raccogliere elementi per mettere fuorilegge i gruppi neofascisti o per impedire che negli stadi prolifichi l’estrema destra.

Ma, vedete, ho riletto una frase di Antonio Gramsci. E’ una tra quelle persone cui non hanno permesso di giocare al famoso derby, Mister Salvini. Dice così: “ il tempo è la cosa più importante; esso è un semplice pseudonimo della vita stessa”.

Dunque il tempo è vita e noi non abbiamo tempo da perdere dietro affermazioni provocatorie e insensate.
Non facciamoci distogliere, non facciamoci dividere, perché la vita democratica è sotto attacco in molti paesi del mondo, perché il terrorismo continua a massacrare persone inermi e innocenti come è avvenuto nello Sri Lanka per i cristiani. Perché le nazioni potenti sostengono dittatori in Medio Oriente, in Africa, in Asia. Perché i genocidi continuano, perché razzismo e antisemitismo soffiano con potenza anche in Europa. Perché in paesi a noi vicini si pratica un concetto nuovo: la democratura, ovvero negare il diritto alle minoranze delle libertà fondamentali. Perché i diritti umani sono negati, le persecuzioni si diffondono, perché si costruiscono muri contro la povera gente in cerca di futuro.

Anche per questo occorre andare avanti nel processo di costruzione di un’Europa unita. Per difendere la democrazia e i diritti umani, per resistere al ritorno dei nazionalismi e degli egoismi nazionali, alla guerra e alle repressioni che il nazionalismo ha sempre portato con sé.
Un’Europa unita, forte, con una Commissione europea e un presidente eletto dai cittadini, con poteri sovranazionali in materia di ambiente, difesa, bilancio e investimenti.
L’Europa da cambiare è quella governata solo dagli stati, è l’Europa delle nazioni che impedisce gli Stati Uniti d’Europa federati. E solo la rinuncia a una parte di sovranità da parte degli stati nazionali assicura indipendenza. Altro che ritorno dei nazionalismi.

Sarà una lunga battaglia.
Il tempo è vita e non dobbiamo sprecare il nostro sbagliando direzione. Prima di tutto dobbiamo mettere i giovani nella condizione di sapere, di studiare, di comprendere e valutare, di conservare la memoria anche quando i testimoni della Resistenza non ci saranno più.

La Resistenza è stata il secondo Risorgimento dell’Italia come ha detto il presidente Mattarella. E’ stata prendere parte e non essere indifferenti.
E la Resistenza non è un partito come diceva Calamandrei nel suo discorso ai giovani. Ma può essere un comune ricordo, un luogo di incontro e dialogo, la base del rispetto tra avversari politici.

Qui e ancora una volta, permettetemelo, mi rivolgo con pazienza democratica a tutte le forze politiche – in Consiglio Comunale, in Parlamento e al Governo – perché si rispettino rispettando la Resistenza. Non alimentando fratture sociali, non fomentando la paura di chi è diverso, ritornando a un linguaggio non volgare, non offensivo verso chi la pensa in modo diverso o semplicemente non è come noi.
E oggi che molti diritti sono in gioco, come sapete, io però sento il bisogno di dirvi che oltre a rivendicare come sempre con la nostra lotta i molti diritti di cui abbiamo bisogno, oggi proprio oggi è ora di tornare a parlare di doveri. Primo fra tutti il dovere della responsabilità verso gli altri e della solidarietà verso gli altri.
E soprattutto chi come me è nelle istituzioni democratiche liberamente elette deve contribuire a tenere uniti i tanti cittadini e le tante associazioni che sono il vero antidoto di civismo e di solidarietà alla crisi della nostra democrazia.

E se dunque oggi siamo qui lo dobbiamo a una generazione di uomini e donne che ha saputo scegliere la democrazia, la libertà e l’uguaglianza, anche a costo della vita.
Sul nostro Sacrario dei Caduti ci sono i volti e i loro nomi. Sono qui, a pochi metri. Guardiamoli passando, andiamo a conoscerli. A desso si possono conoscere attraverso un codice che si inquadra con il telefono. Uscite dalle fake news, andate in giro, incontratevi. Passiamo parola, facciamo conoscere le storie vere di chi è caduto per la nostra Libertà. E tramandiamo la leggenda vera della Brigata Ebraica, il sacrificio dei soldati del nostro risorto esercito italiano, dei soldati degli eserciti alleati, il sacrificio dei deportati militari e civili. Facciamo tutto questo e torniamo sempre uniti a dire queste tre semplici parole. Onore ai caduti per la libertà e ai partigiani, viva la Liberazione, viva Bologna città medaglia d’oro della Resistenza”.

 





 

(26 aprile 2019)

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